lunedì 5 maggio 2014

MACHEMMIFREGA (ovvero: si fa presto a non dire elezioni!)

Dopo un’assenza protratta e forzata, a grande richiesta tornano le Sfasciottis sisters. Tra un esame di stato e altre proposte decontestualizzate di lavoro (fresatore, orlatore di scarpe, macellaio, giornalista sportivo) il sole torna a splendere sui brutti affari delle coscienze, fastidiose inquiline di corpi che in fondo hanno un unico scopo: farsi gli affari propri.
E così come la neve, sciogliendosi dopo un lungo inverno, lascia scoperti gli stronzi sottostanti, con l’avvicinarsi delle elezioni il problema si fa urgente.
L’allarme, cioè, è scattato: anche questa volta la cittadinanza rischia di diventare vittima di sé stessa, del proprio menefreghismo e della propria riluttanza a voler vedere certe cose.
Non è un mistero, non è una novità sorprendente, lo sanno tutti e tutti forse lo dicono, ma non c’è interesse, non c’è volontà di fare diversamente.
Perché preoccuparsi in anticipo di strade, ponti, ospedali, rifiuti, associazioni (e chi più ne ha più ne metta) quando è possibile farlo male, a caso e in ritardo, basta che trapeli vagamente una certa informazione di confuso impegno?
Andiamo, siete molto più intelligenti di così.
E se siete intelligenti ma vi piegate perché questo è il sistema…oh, con quale coraggio potete guardarvi allo specchio ogni mattina?
Chissà quanti avranno già arricciato il naso al semplice suono di queste paroline insignificanti! Mannaggia la miseria, ci mancavano solo gli attivisti o, peggio, gli intellettuali impegnati!
La verità è che qui di impegnato c’è ben poco e non servono inutili e rabbiose dimostrazioni pseudo-critiche e VIOLENTE come quelle che ormai invadono il normale scorrere della vita quotidiana.
Perché, sia chiaro, quella non è politica, è degenerazione dell’umana razionalità (per una serie di motivi più che coerenti che non staremo qui ad esaminare).
La verità è che quello che tutti spacciano per scambio di idee è una sorda masturbazione collettiva continuativa, univoca, che continua a riproporsi senza ascoltare qualsiasi altro punto di vista.
Il peggio si annida proprio qui, come lo sporco sotto le unghie che tutti hanno ma nessuno mostra, e subito si riversa in quello stato di cose – ahimè, continuano a farvi credere il contrario e non sapete quanto faccia loro comodo – in cui momentaneamente ci troviamo.
Mentre la situazione nazionale è ormai allo sbaraglio, nella nostra città dilagano gli evidenti sintomi di cui sopra, prodotti da tenaci virus che si attaccano al peggio di cui siamo capaci e lì proliferano, perciò se l’abitudine viziata suggerisce una certa maniera, perché mai opporvisi?
ECCO PERCHE’.
Benché il messaggio sia attualmente poco chiaro, fare parte di una cittadinanza significa accettare di vivere in uno spazio che si divide fra ciò che è pubblico e ciò che è privato (e questo non ce lo siamo inventato noi ma circolava già ai tempi di quel rintronato ignorantone di Aristotele). Ciò comporta la rinuncia a una certa parte di azioni in favore del proprio interesse per garantire viceversa il favore dell’interesse pubblico.
Apparirà quindi chiaro anche ai meno intuitivi che non è possibile vivere sempre e comunque il proprio comodo senza fare danno all’altrui spazio: ci dovrà essere un minimo di rispetto e mantenimento reciproco, altrimenti torneremmo (o siamo già tornati?) ad uno stato di selvaggio accaparramento.
E fin qui, almeno sulla carta…LIMPIDO E CRISTALLINO.
Succede però (non solo da Mc Donald’s) che questo quadro, già ampiamente compromesso da questioni storiche varie, sia ulteriormente aggravato dal generale DISINTERESSE e DISIMPEGNO nei confronti della città, cosa alimentata da chi invece sa come gestire certe faccende.
Ci vuole charme, ci vuole savoir faire, perché, Sioooori e Siooore, non occorre un genio per comprendere che una cittadinanza ignorante e disinformata è una cittadinanza facilmente manipolabile. Non vi va bene? Non siete d’accordo?
Non lamentatevi e basta, cercate di cambiare le cose, perché è solo dando che si riceve ed è solo ricevendo che si dà.
La saggia storia del diritto per il dovere è sempre valida, da millemila anni, anche se oggi la parola sacrificio è evitata dai più come un lebbroso in mezzo ad una strada di gente rigorosamente per bene.
Bisognerebbe soffrire un po’ prima per stare meglio dopo, bisognerebbe smettere di preoccuparsi solo della propria trippa…mamma che roba difficile! Ma si potrà?
Sì, notizia dell’ultima ora, effettivamente è possibile e, a lungo termine, (altro shock sensazionale) rende anche meglio.
Come prendere in mano la situazione?
Sveglia, sbarbatelle e barbottini! Guardatevi attorno: quello che la città ha da offrirvi è nascosto sotto un deplorevole strato di problemi e mancanze di cura per il benessere della cittadinanza. È necessario scavare a fondo, ed è necessario farlo con impegno. Proprio i più giovani come voi dovrebbero preoccuparsene, esprimendo la propria opinione e combattendo per difenderla, per portarla avanti.
E questa non è la politica, se per politica si intende quella roba intrecciata e corrotta che passa la tv, questa è vita vera. Non ha a che fare con fantasie da giochi di ruolo on-line o denunce mediatiche più o meno offensive, ma riguarda ognuno di voi, all’interno e all’esterno, le vostre famiglie, i vostri progetti futuri. 
Come vedete, al di là di procaci strette di mano e sguardi accondiscendenti, c’è  davvero molto altro.
Non vi piace? È una cosa antipatica? Non volete saperne nulla?
Sembra brutto, considerato quanti sono morti per arrivare dove siamo, ma anche l’ignoranza è un diritto, a patto che poi chi non sa non pretenda di aprire bocca o di essere ascoltato, sia chiaro. È proprio finito il tempo dell’isteria da egocentrismo sociale. Non esistiamo da soli, spegnete quegli schermi merdosi e finti, che la vita sta fuori di lì.
Sono tutti corrotti e siamo corrotte pure noi che scriviamo?
E allora alzate le vostre non proprio regali chiappe e venite a dire perché, venite a dire come e quando, venite e partecipate a questa occasione perché votare per un sindaco non vuol dire timidamente esprimere un parere che vale meno della carta igienica.
Vuol dire PORTARE A TERMINE IL PROPRIO DOVERE e farlo nella contentezza di ESPRIMERE UN PROPRIO DIRITTO, vuol dire fare del bene nella speranza di ricevere del bene.
E questo, ovvio, va ben oltre le parti, i personaggi e lo spoglio elettorale, questo va direttamente al cuore di una scelta che deve essere fatta non per il proprio tornaconto ma affinché tutti possano avere futura esperienza di vita migliore.
Questo è per quelle famose coscienze di cui si parlava sopra che, porca vacca, con gli anni finiscono col rigurgitare tutta lo sporco ingoiato, e poi non è più possibile conviverci.
Non lasciate che vi freghino, fregateli prima di tutto facendo il vostro unico e solo bene.
p.s. Non rabbiosamente invitiamo chiunque C’ABBIA-LA-RABBIA a seguito di questo interventucolo a riflettere sulla antica saggezza romana:

EXCUSATIO NON PETITA, ACCUSATIO MANIFESTA.

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