lunedì 3 febbraio 2014

Cara offerta di lavoro anonima e vaga...

Cara offerta di lavoro anonima e vaga,

ti scrivo per chiarire una cosa che forse non è stata ululata abbastanza, anzi, non è stata capita abbastanza. Suppongo che, effettivamente, ci siano troppe distrazioni a deviare il corso della tua attenzione: la fiera del goal settimanale, l’ultima incredibile immondiziata televisiva, le tette rifatte di non so quale sgualdrinella dal cervello di una forchetta piegata [ahimè, anche lei comunque s’è dovuta inventare un mestiere, in qualche modo]; ci sono gli incredibili avvenimenti politici freschi di cacata, che in 10 semplici secondi riescono ad offendere la definizione stessa di politica (mamma mia, questa è una perfetta esecuzione che nemmeno un contorsionista del Cirque du Soleil!), idioti ad alto gradimento e una fiumana di gente che dice/pensa/ritiene "A" proprio perché, sempre, costantemente, dimostra di fare/produrre/creare sistematicamente il contrario.
Quindi, si, mi rendo conto, non è che un umile annuncio di lavoro anonimo e vago può trovare il tempo di ascoltare cosa hanno da dire, ad esempio, quei giovani (o almeno una parte di essi) che il lavoro in effetti lo cercano…e anche piuttosto disperatamente, va bene, amen, grazie e così sia.
Il punto è, caro annuncio, non è che voglio snobbarti o dirti che mi fai proprio schifo, ma se io cerco un certo range di professioni, non lo faccio perché sono spocchiosa o ho le idee storte, lo faccio perché anche se ho taaaanta taaaanta voglia di essere forza lavoro, non posso svolgere una mansione della cui natura non ho la più pallida idea, di cui non ho sentito mai nemmeno parlare. E questo non perché non ho voglia di impararne i fondamenti, ma perché se devo spostarmi, imparare, TIROCINARE, e quindi non essere pagata, ignorata e nemmeno istruita sul segreto di quell’azione, UHM, magari non stavo lì quasi 6 anni a studiare libri di tutt’altra natura, non so se mi spiego.
In fondo, se si seguono certe vie piuttosto che altre, un motivo ci sarà…inoltre, chissà perché, anche volendosi inginocchiare e dire, SI’, ho studiato per diventare un esperto di relazioni internazionali ma VA BENE, lavorerò come garzone in una bottega del legno…perché mai devo sguatterare MA il mio “datore di lavoro” sarà sempre così geloso del suo mestiere da non insegnarmi nulla? Ho capito che teme la mia futura concorrenza, ma tanto non penso che ai suoi figli verrà improvvisa voglia di lucidare il legno, se non l’hanno mai fatto e sembrano totalmente disinteressati, inoltre, magari, un po’ di sana concorrenza non fa mai male…
E veniamo dunque al punto, mio caro annuncio di lavoro casualino, disparato e eterogeneo: io non voglio essere puntigliosa o cattiva, mi piacerebbe cliccarti e darti retta e infilarmi in un tunnel senza ritorno di interviste di lavoro, ma sono ormai il prodotto e l’inizio di un circolo vizioso (così come tanti altri prima e dopo di me, ultimamente) che potremo chiamare:

IL DILEMMA DELLA PRESUPPOSIZIONE DI COMPETENZA, così riassumibile:

- cerco lavoro ma non ho esperienza (appena terminati gli studi)
- non posso ottenere un lavoro perché cercano qualcuno giovane che abbia però già tirocinato
- non posso tirocinare perché non posso essere assunto perché è stato presupposto che io avessi competenze.

Come si vede bene dallo schema, oltre a trattarsi di un cane (o gatto) che si morde la coda, tale conundrum mostra l’irrefrenabile, inevitabile, ineguagliabile IDIOZIA di un sistema che ha un fondo nero di incompetenza formale e burocratica inettitudine procedurale.
Non ho acquisito esperienza perché ho studiato per garantirmi quel pezzo di carta, o quei pezzi di carta, che fanno da PASSAPORTO affinché il mio curriculum vitae sia cestinato dopo due minuti invece che subito, eppure vengo anche incolpata perché ho studiato invece di lavorare…dov’è la tua competenza, grida un coro di signori con la cravatta? Dov’eri invece di tirocinare a costo zero per prepararti ed essere assunta? Uhm, scusate, rispondo con i miei vestiti da quattro soldi e le mie cataste di libri (comprati a spese personali anche se richieste da curriculum di studi NAZIONALI), ma non mi avevate detto di dovermi qualificare scolasticamente prima di tutto?
Grazie Stato Italiano, grazie per aver dato ai miei genitori l’opportunità di farmi studiare e grazie per avergli dato la sciocca libertà illusoria di insegnarmi che sì, dovevo studiare ciò che mi rendeva felice, libera e realizzata; grazie per avermi fatto credere che il merito, quello quasi da schifo che tutti ti guardano domandandosi da dove è uscito questo topo di biblioteca, avrebbe fatto la differenza, e grazie per avermi chiamato, infine, CHOOSY, che lo potevamo dire anche in italiano ma no, in inglese fa più figo, fa più problema reale e, soprattutto, vuoi mettere? Quando su CaccaBook viene condiviso un link, Choosy è troppo più “user friendly” rispetto ad ogni altra parola di quel catorcio appesantito che è l’italiano (il Signor Congiuntivo ha già fatto il passaporto per emigranti grammaticali, perché fiuta nell’aria che verrà presto esiliato con la forza se non si sbriga a andarsene, non ce lo scordiamo eh…)
CHOOSY eh? Provate voi, sedicenti datori di lavoro, a fare QUALSIASI COSA PUR DI, e provate a concepire anche solo un’esistenza in cui al 100% ci sarà bisogno di emigrare, come il congiuntivo, di scappare a gambe levate ed andare altrove a continuare ad essere persone umili ma fedeli a certi principi. Vorrei vedere voi, con la terza media e senza il becco di un quattrino impegnati ADESSO nella ricerca di un lavoro, non 40/30 anni fa, adesso che ignorano persino le raccomandazioni e le buone parole, adesso che dai, incentiviamo questo e facciamo respirare quest’altro, ma tanto il posto di lavoro non lo trovi MAI, cazzo. E non mi interessa se avete figli intellettuali annoiati: mandateli pure a fare le trafile che fate fare a noi invece di spedirli a lamentarsi di dover lavorare da bigiettai a Londra perché, mamma mia, quanto è dura la vita fuori dall’Italia ma papino tanto la laurea all’università privata me l’ha pagata tutta fino all’ultimo centesimo LURIDO E SOZZO.
Io dico: CIAO (che sarebbe vaffanculo, se non s’è capito), perché io posso anche PROVARCI a fare il fornaio, il metronotte, il falegname e anche il contadino [salute ai coltivatori diretti, gente dalla quale io FIERAMENTE DISCENDO] però non venite a dirmi che devo rinunciare alla mia basilare dignità perché oggi DENAROGOD fa girare tutto, perché io non ci sto.
Perché non sono io a far schifo o ad (cito testualmente) “aver studiato troppo per poter fare questo lavoro”, sei tu Mondo e tu Stato a fare schifo in maniera eclatante. Posso darti tutto, la mia istruzione, i soldi, la casa e l’automobile (tutte cose che non ho, comunque) ma c’è una cosa che non voglio darti: il mio culo.

E, infine, unitevi a me in un minuto di silenzio per tutte le fatine del LAUREATO          che muoiono ogni volta che arriva uno tra gli altri dei seguenti annunci di lavoro:

“offerta di lavoro per tornitore…”;
“cercasi guidatore personale…per l’USA!”;
“cercasi bella presenza per filmino soft-porno”;
“lavoro facile da casa per guadagnare!”;
“Master in economia e marketing”;
“Cercasi venditore porta a porta”;
“Cercasi laureato in materie umanistiche per tirocinio non retribuito nel campo del giornalismo sportivo”;
“Cercasi agente di commercio per nota casa editrice in campo cattolico”;
“Cercasi Tata full-time per trasferimento, richiesta conoscenza del tedesco”;
“cercasi collaboratore domestico, pagamento regolare non assicurato”;
E, infine, la madre dell’indice di infelicità di qualsiasi popolazione:
“Call-center cerca centralinisti 24h”.


AVANTI, SU, COSA ASPETTATE?
SE BATTETE LE MANI FORTE, MAGARI LE FATINE TORNANO IN VITA!



*Snow*

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