lunedì 12 maggio 2014

Paranormali Utopie [ovvero: quando un giorno saremo felici]

Esisterà un giorno un universo in cui anche un ingegnere, combattendo per il proprio sogno, mettendo davanti il proprio cuore, l'immaginazione e della sacrosanta forza di volontà, verrà rispettato e mantenuto come un tesoro prezioso, come una forza da ritorcere contro le spietate logiche del mercato delle assunzioni (aka sfruttamento pro-alienazione-apatica-lunga-una-vita). 
O forse...magari...forse quel giorno è già arrivato!
Condividete e dimostrate all'Italia quanto possono valere un giovane, la sua geniale inventiva e la sua tenacia. Dimostrate a questo paese implodente quante occasioni si lascia sfuggire costringendo le sue menti più brillanti a fuggire altrove, a subire spersonalizzazione, a dimenticare com'è che da sempre avevano immaginato un futuro migliore. 
#Andrea Liviotti, #BCI e un nuovo senso da dare alla cultura dell'innovazione nell'ambito del lavoro. 


lunedì 5 maggio 2014

MACHEMMIFREGA (ovvero: si fa presto a non dire elezioni!)

Dopo un’assenza protratta e forzata, a grande richiesta tornano le Sfasciottis sisters. Tra un esame di stato e altre proposte decontestualizzate di lavoro (fresatore, orlatore di scarpe, macellaio, giornalista sportivo) il sole torna a splendere sui brutti affari delle coscienze, fastidiose inquiline di corpi che in fondo hanno un unico scopo: farsi gli affari propri.
E così come la neve, sciogliendosi dopo un lungo inverno, lascia scoperti gli stronzi sottostanti, con l’avvicinarsi delle elezioni il problema si fa urgente.
L’allarme, cioè, è scattato: anche questa volta la cittadinanza rischia di diventare vittima di sé stessa, del proprio menefreghismo e della propria riluttanza a voler vedere certe cose.
Non è un mistero, non è una novità sorprendente, lo sanno tutti e tutti forse lo dicono, ma non c’è interesse, non c’è volontà di fare diversamente.
Perché preoccuparsi in anticipo di strade, ponti, ospedali, rifiuti, associazioni (e chi più ne ha più ne metta) quando è possibile farlo male, a caso e in ritardo, basta che trapeli vagamente una certa informazione di confuso impegno?
Andiamo, siete molto più intelligenti di così.
E se siete intelligenti ma vi piegate perché questo è il sistema…oh, con quale coraggio potete guardarvi allo specchio ogni mattina?
Chissà quanti avranno già arricciato il naso al semplice suono di queste paroline insignificanti! Mannaggia la miseria, ci mancavano solo gli attivisti o, peggio, gli intellettuali impegnati!
La verità è che qui di impegnato c’è ben poco e non servono inutili e rabbiose dimostrazioni pseudo-critiche e VIOLENTE come quelle che ormai invadono il normale scorrere della vita quotidiana.
Perché, sia chiaro, quella non è politica, è degenerazione dell’umana razionalità (per una serie di motivi più che coerenti che non staremo qui ad esaminare).
La verità è che quello che tutti spacciano per scambio di idee è una sorda masturbazione collettiva continuativa, univoca, che continua a riproporsi senza ascoltare qualsiasi altro punto di vista.
Il peggio si annida proprio qui, come lo sporco sotto le unghie che tutti hanno ma nessuno mostra, e subito si riversa in quello stato di cose – ahimè, continuano a farvi credere il contrario e non sapete quanto faccia loro comodo – in cui momentaneamente ci troviamo.
Mentre la situazione nazionale è ormai allo sbaraglio, nella nostra città dilagano gli evidenti sintomi di cui sopra, prodotti da tenaci virus che si attaccano al peggio di cui siamo capaci e lì proliferano, perciò se l’abitudine viziata suggerisce una certa maniera, perché mai opporvisi?
ECCO PERCHE’.
Benché il messaggio sia attualmente poco chiaro, fare parte di una cittadinanza significa accettare di vivere in uno spazio che si divide fra ciò che è pubblico e ciò che è privato (e questo non ce lo siamo inventato noi ma circolava già ai tempi di quel rintronato ignorantone di Aristotele). Ciò comporta la rinuncia a una certa parte di azioni in favore del proprio interesse per garantire viceversa il favore dell’interesse pubblico.
Apparirà quindi chiaro anche ai meno intuitivi che non è possibile vivere sempre e comunque il proprio comodo senza fare danno all’altrui spazio: ci dovrà essere un minimo di rispetto e mantenimento reciproco, altrimenti torneremmo (o siamo già tornati?) ad uno stato di selvaggio accaparramento.
E fin qui, almeno sulla carta…LIMPIDO E CRISTALLINO.
Succede però (non solo da Mc Donald’s) che questo quadro, già ampiamente compromesso da questioni storiche varie, sia ulteriormente aggravato dal generale DISINTERESSE e DISIMPEGNO nei confronti della città, cosa alimentata da chi invece sa come gestire certe faccende.
Ci vuole charme, ci vuole savoir faire, perché, Sioooori e Siooore, non occorre un genio per comprendere che una cittadinanza ignorante e disinformata è una cittadinanza facilmente manipolabile. Non vi va bene? Non siete d’accordo?
Non lamentatevi e basta, cercate di cambiare le cose, perché è solo dando che si riceve ed è solo ricevendo che si dà.
La saggia storia del diritto per il dovere è sempre valida, da millemila anni, anche se oggi la parola sacrificio è evitata dai più come un lebbroso in mezzo ad una strada di gente rigorosamente per bene.
Bisognerebbe soffrire un po’ prima per stare meglio dopo, bisognerebbe smettere di preoccuparsi solo della propria trippa…mamma che roba difficile! Ma si potrà?
Sì, notizia dell’ultima ora, effettivamente è possibile e, a lungo termine, (altro shock sensazionale) rende anche meglio.
Come prendere in mano la situazione?
Sveglia, sbarbatelle e barbottini! Guardatevi attorno: quello che la città ha da offrirvi è nascosto sotto un deplorevole strato di problemi e mancanze di cura per il benessere della cittadinanza. È necessario scavare a fondo, ed è necessario farlo con impegno. Proprio i più giovani come voi dovrebbero preoccuparsene, esprimendo la propria opinione e combattendo per difenderla, per portarla avanti.
E questa non è la politica, se per politica si intende quella roba intrecciata e corrotta che passa la tv, questa è vita vera. Non ha a che fare con fantasie da giochi di ruolo on-line o denunce mediatiche più o meno offensive, ma riguarda ognuno di voi, all’interno e all’esterno, le vostre famiglie, i vostri progetti futuri. 
Come vedete, al di là di procaci strette di mano e sguardi accondiscendenti, c’è  davvero molto altro.
Non vi piace? È una cosa antipatica? Non volete saperne nulla?
Sembra brutto, considerato quanti sono morti per arrivare dove siamo, ma anche l’ignoranza è un diritto, a patto che poi chi non sa non pretenda di aprire bocca o di essere ascoltato, sia chiaro. È proprio finito il tempo dell’isteria da egocentrismo sociale. Non esistiamo da soli, spegnete quegli schermi merdosi e finti, che la vita sta fuori di lì.
Sono tutti corrotti e siamo corrotte pure noi che scriviamo?
E allora alzate le vostre non proprio regali chiappe e venite a dire perché, venite a dire come e quando, venite e partecipate a questa occasione perché votare per un sindaco non vuol dire timidamente esprimere un parere che vale meno della carta igienica.
Vuol dire PORTARE A TERMINE IL PROPRIO DOVERE e farlo nella contentezza di ESPRIMERE UN PROPRIO DIRITTO, vuol dire fare del bene nella speranza di ricevere del bene.
E questo, ovvio, va ben oltre le parti, i personaggi e lo spoglio elettorale, questo va direttamente al cuore di una scelta che deve essere fatta non per il proprio tornaconto ma affinché tutti possano avere futura esperienza di vita migliore.
Questo è per quelle famose coscienze di cui si parlava sopra che, porca vacca, con gli anni finiscono col rigurgitare tutta lo sporco ingoiato, e poi non è più possibile conviverci.
Non lasciate che vi freghino, fregateli prima di tutto facendo il vostro unico e solo bene.
p.s. Non rabbiosamente invitiamo chiunque C’ABBIA-LA-RABBIA a seguito di questo interventucolo a riflettere sulla antica saggezza romana:

EXCUSATIO NON PETITA, ACCUSATIO MANIFESTA.

mercoledì 5 febbraio 2014

Fenomenologia dell’Ing. Medio (ovvero: spesso il male di vivere ho incontrato)


Vi è mai capitato, non so, in treno o in autobus, di osservare un esemplare di essere umano chiaramente non integrato con il suo circondario che, ad una vista più allenata, mostra curiosi sintomi riconducibili al suo essere diversamente felice?
Osserviamo più da vicino i protagonisti di questo sottobosco suburbano laureatico, partendo anche dalla vostra personale esperienza che prevede un legame diretto con almeno una delle seguenti situazioni:
-È scientificamente provato che almeno una volta nella vita si riceve una risposta deludente alla legittima domanda “oh, il telecomando è rotto, tu che fai l’ingegnere perché non me lo ri-accccomodi?”.
-I ricercatori Oral-B dimostrano che il 99,98% degli italiani sorride falsamente e forzatamente a una battuta ingegneristica.
-È clinicamente testato che la poker face rimane la reazione più diffusa a una qualsivoglia emozione da parte di un ingegnere.
Ma come riconoscerli fra la gente? Niente paura, niente calcoli assurdi o progetti in ritardo di consegna, non vi servirà altro che l’1% della vostra fantasia, che è già esattamente il doppio di quella impiegata da un Ing. Medio.
Con la promessa di astenermi dalle troppe citazioni che smaschererebbero la mia ignota identità e si spera futura professione, vi lascio una breve e facile guida alla sopravvivenza nello scontro con un ominide di questa categoria, attraverso l’elenco dei principali segni di riconoscimento e di interazione.

L’Ingegnere Meccanico/Energetico/Biomedico
Negli anni della sua formazione, accompagnato dal tipico olezzo di officina (no, non è un luogo comune), l’ingegnere meccanico dopo 15 ore di studio è solito – o almeno lo fa una volta al mese quando va bene - muoversi inquieto e sciatto fra i luoghi truzzi o falso fighetti della società. Egli è vestito nei modi più bizzarri che possiate immaginare e pur non mostrando attenzione ai dettagli estetici, tende ad auto-sovra-stimare il proprio look. Proprio lì, in quel punto dove il trash si fonde con lo sportivo, attraverso questa simpatia dilagante che lo caratterizza, l’ingegnere meccanico attua le proprie goffe e orribili tecniche di rimorchio: si sa, questo è senza dubbio il suo campo!  Nei casi più fortunati l’ingegnere meccanico può arrivare all’accoppiamento, generalmente abbinato a giro in moto – donne, si consiglia vivamente di non appoggiare il polpaccio alla marmitta. Senza curva di Gauss, si può calcolare tranquillamente che la probabilità di atto copulativo del suddetto ingegnere è più alta rispetto a quella che appartiene alle altre categorie.
Durante gli ultimi anni di studio l’ingegnere meccanico sviluppa una nuova inaspettata propensione alla sistemazione della propria immagine estetica e sociale, di pari passo al suo inquadramento nei rigidi schemi delle regole scientifiche. Infine, il trasformismo spocchioso decolla con il primo salario quando costui, spinto dalla frustante sensazione di aver perso i migliori anni della propria vita, diventa improvvisamente altolocato.
Il cugino povero dell’ingegnere meccanico è l’ingegnere energetico. Costui durante gli anni universitari segue le stesse materie, ma per metà dei semestri: è già delineata quella che sarà la sua particolare indole insoddisfatta e scazzata, mascherata solo dal senso comune “l’energia è un argomento importante per il mondo in cui viviamo”. L’ingegnere energetico arriva giustamente solo dopo tutti e dico tutti gli ingegneri meccanici (sarà perché non ha sostenuto l’esame di costruzioni di macchine 2) e l’ingegnera energetica arriva dopo i meccanici e gli energetici. Ad ogni modo, i facenti parte di questa categoria barattano la loro frustrazione con la conoscenza di quattro nozioni sulla fisica nucleare e rimangono i grandi esperti di tutte le rinnovabili anche se lo Stato non se le fila o se le fila male. In sostanza, l’energetico è l’unico esempio di esemplare appena nato ma già in via di estinzione. Per tutti questi motivi, è riconoscibile all’interno della società civile per la baldanza con cui esporta informazioni scientifiche al sapore di pseudo polemica politico-economica.
L’ingegnere biomedico è un po’ il supereroe del gruppo, perché si sa che le sue competenze teoriche si allargano e vanno ad interagire con un altro mondo di professionisti, quello dei medici. Ad oggi, non si sa bene quale sia la forma umana dell’ingegnere biomedico, sarà perché la maggior parte di essi lavora sotto copertura per case farmaceutiche o di produzione di protesi e pacemaker. Si vocifera che siano soliti deambulare con trolley di diversa dimensione contenenti cyber-cure.

Ingegnere Informatico/Elettronico/dell’Automazione/ delle Telecomunicazioni
Dire che questi qua sono dei nerd è come dare dell’imbianchino a Leonardo Da Vinci. Siete mai stati a una discussione di laurea a Ingegneria dell’Informazione? Non so come fanno, ma costoro non utilizzano predicati verbali e complementi, tanto è vero che nei loro discorsi non sono rintracciabili nemmeno le preposizioni che assumono costantemente un significato differente da quelli che hanno nell’idioma nazionale.
Nel mondo normale, la figura di questi ingegneri è perfettamente riconoscibile durante gli anni dell’università: vesti sbiadite e trasandate, mani sudaticce da impacciati, capelli impastrocchiati di un gel messo due settimane prima (quando casualmente il pc ha crashato) fanno da cornice a individui patiti dal color bianco-giallognolo da video terminale. Non si direbbe mai, ma molto spesso gli RPG online non sono la loro unica passione. Infatti, la maggior parte degli ingegneri informatici ascolta metal (astenersi rigorosamente posers...pena: morte per crocifissione a testa in giù); mentre il rock è assegnabile alla restante parte della categoria; in questi casi, di contro ad un abbigliamento altrimenti rimasto al '91, è possibile trovarsi davanti a eclatanti casi di nerofilia vestiaria e capelli lunghi.
Con la maturità professionale, essi si depurano delle scorie fisiche (ma non psichiche) che qualsiasi dispositivo abbia lasciato dentro la loro anima (sì, da qualche parte ce l’hanno pure loro) e tutti i casi si ricollegano a due casistiche: l’ingegnere autistico-geniale che sa crackkare l’iddomini-iddio e ti sorride ogni morte di papa (nel caso del ritiro di papaRatzi non vale) e l’ingegnere bravo ragazzo che a tempo perso, non so, si fa una famiglia e apre una radio.

Ingegnere gestionale
...?
[La National Geographic dichiara di non avere alcuna foto in archivio sull’argomento. I Master di gestione del tavolino dell’Ikea stanno ancora cercando individui di questa specie a cui sottoporre le loro interessanti ultime offerte di Stage.]

Ingegnere Civile/Edile/Ingegnere-Edile Architetto/Ingegnere Ambientale
In questa categoria è sempre una questione di stile. Con loro, finalmente l’apparato visivo-olfattivo ha un attimo di tregua. Al contrario dei colleghi che firmano i progetti in altri albi, loro sono sempre così abbronzati e profumati, dai fisici così sportivi e slanciati da suscitare non dico l’invidia, ma la curiosità degli altri. Ma come fanno? Saranno i cantieri? Saranno le ore e ore e ore passate in laboratorio di disegno? Cavolo, ma anche l’elmetto e le scarpe anti-infortunistiche stanno loro bene!
Ad ogni modo, a “civile” il mondo creativo di un ingegnere prende finalmente vita, persino per quei simpatici fognaroli di ambiente e territorio! In continua lotta sindacale con gli architetti, il loro must è: non importa se è bello, l’importante è che funziona. Nota assolutamente positiva è l’ingente presenza di quote rosa, l’unica vera speranza per tutto il mondo dell’ingegneria: all’università danno respiro agli allupati di meccanica e ai depressi di varia natura, nel mondo professionale assicurano momenti di isterismo alternati a possibilità di ulteriore discriminazione, qualora non sia stata abbastanza praticata nell’area “ingegneri industriali”.
Infine, negli ultimi anni gli Statistici (altra misteriosa categoria della Fauna Laureata) hanno rivelato una pericolosa tendenza dei maschi di questa specie a idolatrare il Nuovo Dio della Grande Mela, il quale sembra in grado di dotare i suoi adepti di un improvviso senso estetico che si converte immediatamente nelle attività artistiche più disparate (spesso con dubbi risultati).

Ingegnere Aerospaziale / Nucleare
Sanno fare tutto.
[Leggende metropolitane dicono che siano anche belli, ma nessuno li ha mai visti. Loro Volano Alto.]

Ingegnere Fisico / Matematico / dei Modelli e dei Sistemi
Soprannominati i filosofi dell’ingegneria, questi tipi inquietanti hanno la capacità di muoversi (rigorosamente da soli) e angosciare in maniera random. Ne incontrai uno durante il primo giorno di università: ebbi il dubbio di trovarmi nell'unico manicomio rimasto aperto in Italia. La loro peculiarità consiste nel potere di astrarsi genialmente dagli schemi che loro stessi modellizzano, a tal punto che il loro corpo a volte sparisce o si mimetizza nella realtà solida quotidiana. Qualsiasi cosa facciano, ed è ancora un mistero, è comunque un segreto. Nel caso fortunato(?) in cui doveste incontrarne uno, ricordate: se non sa il greco, se non suona il pianoforte e se non dibatte di filosofia, è un falso.

E dunque, arricchiti ora da questa panoramica etologica, sarà più facile fermarsi per dare confidenza a quello sconosciuto tremolante e insicuro seduto spocchiosamente in prima fila in autobus; per conquistare il fenomenale (e volatile) Ing. Aerospaziale; per riuscire a strappare un appuntamento a quella troppo carina di Edile e Architettura che continuate a incontrare a mensa.  

Quindi…si sa, chi nasce tondo, non può morire quadrato.
A meno che non fai l’ingegnere.
(Ogni riferimento a fatti o persone è puramente casuale).

p.s.: se l'Ing. in questione è americano...quanto detto sopra è da considerarsi non più valido. 


lunedì 3 febbraio 2014

Cara offerta di lavoro anonima e vaga...

Cara offerta di lavoro anonima e vaga,

ti scrivo per chiarire una cosa che forse non è stata ululata abbastanza, anzi, non è stata capita abbastanza. Suppongo che, effettivamente, ci siano troppe distrazioni a deviare il corso della tua attenzione: la fiera del goal settimanale, l’ultima incredibile immondiziata televisiva, le tette rifatte di non so quale sgualdrinella dal cervello di una forchetta piegata [ahimè, anche lei comunque s’è dovuta inventare un mestiere, in qualche modo]; ci sono gli incredibili avvenimenti politici freschi di cacata, che in 10 semplici secondi riescono ad offendere la definizione stessa di politica (mamma mia, questa è una perfetta esecuzione che nemmeno un contorsionista del Cirque du Soleil!), idioti ad alto gradimento e una fiumana di gente che dice/pensa/ritiene "A" proprio perché, sempre, costantemente, dimostra di fare/produrre/creare sistematicamente il contrario.
Quindi, si, mi rendo conto, non è che un umile annuncio di lavoro anonimo e vago può trovare il tempo di ascoltare cosa hanno da dire, ad esempio, quei giovani (o almeno una parte di essi) che il lavoro in effetti lo cercano…e anche piuttosto disperatamente, va bene, amen, grazie e così sia.
Il punto è, caro annuncio, non è che voglio snobbarti o dirti che mi fai proprio schifo, ma se io cerco un certo range di professioni, non lo faccio perché sono spocchiosa o ho le idee storte, lo faccio perché anche se ho taaaanta taaaanta voglia di essere forza lavoro, non posso svolgere una mansione della cui natura non ho la più pallida idea, di cui non ho sentito mai nemmeno parlare. E questo non perché non ho voglia di impararne i fondamenti, ma perché se devo spostarmi, imparare, TIROCINARE, e quindi non essere pagata, ignorata e nemmeno istruita sul segreto di quell’azione, UHM, magari non stavo lì quasi 6 anni a studiare libri di tutt’altra natura, non so se mi spiego.
In fondo, se si seguono certe vie piuttosto che altre, un motivo ci sarà…inoltre, chissà perché, anche volendosi inginocchiare e dire, SI’, ho studiato per diventare un esperto di relazioni internazionali ma VA BENE, lavorerò come garzone in una bottega del legno…perché mai devo sguatterare MA il mio “datore di lavoro” sarà sempre così geloso del suo mestiere da non insegnarmi nulla? Ho capito che teme la mia futura concorrenza, ma tanto non penso che ai suoi figli verrà improvvisa voglia di lucidare il legno, se non l’hanno mai fatto e sembrano totalmente disinteressati, inoltre, magari, un po’ di sana concorrenza non fa mai male…
E veniamo dunque al punto, mio caro annuncio di lavoro casualino, disparato e eterogeneo: io non voglio essere puntigliosa o cattiva, mi piacerebbe cliccarti e darti retta e infilarmi in un tunnel senza ritorno di interviste di lavoro, ma sono ormai il prodotto e l’inizio di un circolo vizioso (così come tanti altri prima e dopo di me, ultimamente) che potremo chiamare:

IL DILEMMA DELLA PRESUPPOSIZIONE DI COMPETENZA, così riassumibile:

- cerco lavoro ma non ho esperienza (appena terminati gli studi)
- non posso ottenere un lavoro perché cercano qualcuno giovane che abbia però già tirocinato
- non posso tirocinare perché non posso essere assunto perché è stato presupposto che io avessi competenze.

Come si vede bene dallo schema, oltre a trattarsi di un cane (o gatto) che si morde la coda, tale conundrum mostra l’irrefrenabile, inevitabile, ineguagliabile IDIOZIA di un sistema che ha un fondo nero di incompetenza formale e burocratica inettitudine procedurale.
Non ho acquisito esperienza perché ho studiato per garantirmi quel pezzo di carta, o quei pezzi di carta, che fanno da PASSAPORTO affinché il mio curriculum vitae sia cestinato dopo due minuti invece che subito, eppure vengo anche incolpata perché ho studiato invece di lavorare…dov’è la tua competenza, grida un coro di signori con la cravatta? Dov’eri invece di tirocinare a costo zero per prepararti ed essere assunta? Uhm, scusate, rispondo con i miei vestiti da quattro soldi e le mie cataste di libri (comprati a spese personali anche se richieste da curriculum di studi NAZIONALI), ma non mi avevate detto di dovermi qualificare scolasticamente prima di tutto?
Grazie Stato Italiano, grazie per aver dato ai miei genitori l’opportunità di farmi studiare e grazie per avergli dato la sciocca libertà illusoria di insegnarmi che sì, dovevo studiare ciò che mi rendeva felice, libera e realizzata; grazie per avermi fatto credere che il merito, quello quasi da schifo che tutti ti guardano domandandosi da dove è uscito questo topo di biblioteca, avrebbe fatto la differenza, e grazie per avermi chiamato, infine, CHOOSY, che lo potevamo dire anche in italiano ma no, in inglese fa più figo, fa più problema reale e, soprattutto, vuoi mettere? Quando su CaccaBook viene condiviso un link, Choosy è troppo più “user friendly” rispetto ad ogni altra parola di quel catorcio appesantito che è l’italiano (il Signor Congiuntivo ha già fatto il passaporto per emigranti grammaticali, perché fiuta nell’aria che verrà presto esiliato con la forza se non si sbriga a andarsene, non ce lo scordiamo eh…)
CHOOSY eh? Provate voi, sedicenti datori di lavoro, a fare QUALSIASI COSA PUR DI, e provate a concepire anche solo un’esistenza in cui al 100% ci sarà bisogno di emigrare, come il congiuntivo, di scappare a gambe levate ed andare altrove a continuare ad essere persone umili ma fedeli a certi principi. Vorrei vedere voi, con la terza media e senza il becco di un quattrino impegnati ADESSO nella ricerca di un lavoro, non 40/30 anni fa, adesso che ignorano persino le raccomandazioni e le buone parole, adesso che dai, incentiviamo questo e facciamo respirare quest’altro, ma tanto il posto di lavoro non lo trovi MAI, cazzo. E non mi interessa se avete figli intellettuali annoiati: mandateli pure a fare le trafile che fate fare a noi invece di spedirli a lamentarsi di dover lavorare da bigiettai a Londra perché, mamma mia, quanto è dura la vita fuori dall’Italia ma papino tanto la laurea all’università privata me l’ha pagata tutta fino all’ultimo centesimo LURIDO E SOZZO.
Io dico: CIAO (che sarebbe vaffanculo, se non s’è capito), perché io posso anche PROVARCI a fare il fornaio, il metronotte, il falegname e anche il contadino [salute ai coltivatori diretti, gente dalla quale io FIERAMENTE DISCENDO] però non venite a dirmi che devo rinunciare alla mia basilare dignità perché oggi DENAROGOD fa girare tutto, perché io non ci sto.
Perché non sono io a far schifo o ad (cito testualmente) “aver studiato troppo per poter fare questo lavoro”, sei tu Mondo e tu Stato a fare schifo in maniera eclatante. Posso darti tutto, la mia istruzione, i soldi, la casa e l’automobile (tutte cose che non ho, comunque) ma c’è una cosa che non voglio darti: il mio culo.

E, infine, unitevi a me in un minuto di silenzio per tutte le fatine del LAUREATO          che muoiono ogni volta che arriva uno tra gli altri dei seguenti annunci di lavoro:

“offerta di lavoro per tornitore…”;
“cercasi guidatore personale…per l’USA!”;
“cercasi bella presenza per filmino soft-porno”;
“lavoro facile da casa per guadagnare!”;
“Master in economia e marketing”;
“Cercasi venditore porta a porta”;
“Cercasi laureato in materie umanistiche per tirocinio non retribuito nel campo del giornalismo sportivo”;
“Cercasi agente di commercio per nota casa editrice in campo cattolico”;
“Cercasi Tata full-time per trasferimento, richiesta conoscenza del tedesco”;
“cercasi collaboratore domestico, pagamento regolare non assicurato”;
E, infine, la madre dell’indice di infelicità di qualsiasi popolazione:
“Call-center cerca centralinisti 24h”.


AVANTI, SU, COSA ASPETTATE?
SE BATTETE LE MANI FORTE, MAGARI LE FATINE TORNANO IN VITA!



*Snow*

sabato 1 febbraio 2014

L'EDUCAZIONE EMOTIVA CLASSE '80-'85 (ovvero...l'm blue dabedidabeda)

EPISODIO III

[Liceali allo sbaraglio: il definitivo marchio di fabbrica]


Arriva il momento in cui i jeans e lo zaino dell’Invicta fanno il salto di qualità per accompagnarti fieri al liceo, che non appare proprio uguale a quello di Beverly Hills 90210 (si evidenzia un drastico abbassamento dell’età media dimostrata e ahimè non c’è Dylan).

Primo anno, prime uscite, prime occupazioni alla “come te nessuno mai”, incredibile quelli di quinto sono alti e ribelli in modo giusto, si vestono alla moda, parlano con gli adulti come adulti. Quella di 4^C si fa sbattere da tutti (sbattere che? Cosa? Che linguaggio è? Col diploma ti danno pure il certificato europeo per scaricare al porto) quello di 5^F è il più figo della scuola (non per evidenti doti oggettive, ma solo perché è l’unico a rifiutare la benevolenza di quella di 4^C). Oltre ai Promessi Sposi, la consecutio e le equazioni di secondo grado, capisci che è al liceo che si impara a stare al mondo, la giungla nella quale chi ci passa prima detta legge sul cacciare e sull’essere predati. Entri nel meccanismo che quasi ti piace, sulla scia devastante di quanto apprendi parallelamente da Dawson’s Creek (flagello di Dio o chi per lui). Telefoni da fisso a fisso senza prefisso, i compiti dal diario sono una scusa, hai visto l’ultima puntata? Ti ricordi le cassette degli 883 di quando eravamo piccoli? Conversazioni brevi e basilari, primordiali segni di scempio emotivo.
 “Non andare in macchina con quelli più grandi!”: sistematicamente ti fai lasciare a due isolati da casa. “Il motorino è vietato”: fai sega e fai l’incidente.
 Il clima dell’attimo fuggente è sempre più lontano, le fontanelle ormonali fanno da padrone, i tuoi capelli cambiano colore e forma talmente spesso che solo Madonna e Anna Oxa sanno stare al passo.

Ti accorgi che qualcosa è cambiato, perché finalmente un essere dalla voce rauca con un piccolo accenno di barba e un lieve pomo di Adamo inizia a notare proprio te (tu hai sviluppato circa tre anni prima); memore in modo confuso e pastrocchiato dei modelli maschili descritti in precedenza, inizi a mettere in gioco la tua personalità e la tua voglia di conoscere fino a quando non ti ritrovi al bagno del secondo piano col reggiseno slacciato da sopra i vestiti. Non ci stai, speri di non fare la figura di quella che se la tira, in realtà fai la figura della bambina, Manco hai visto mai un preservativo. Chi ha parlato di preservativo? Non si fanno ancora le cose per cui rimani incinta, ma vai in giro con l’indelebile segno dell’amore eterno: i succhiotti (non ricordi nessuno stralcio visivo a riguardo dalla tua vita precedente, WOW è vero questa età adulta porta un sacco di sorprese, maglioneacolloalto tutta la vita!).

Trascorri i pomeriggi fra una versione di latino e un video di MTV, un MTV senza reality-non sapevo di essere incinta. Ci sono i programmi musicali e tu sogni di fare la telefonata in diretta con Marcello o con quello biondo coi rasta. Ascolti di striscio gli ormai andati Nirvana, ma non ti convince fino in fondo sta storia del nichilismo fai da te. Per darti un tono internazionale, dalla tua hai i grandi classici + J.Lo + Lenny Kravitz + R.E.M. Compri i primi CD, le 18 mila lire meglio spese della tua vita. Ti commuovi con i video di Bon Jovi e allo stesso tempo con quelli dei Lunapop (stendiamo un velo pietoso). Il cinema a tardo pomeriggio, bacio e toccatella di nascosto, non sai bene se siete autorizzati, certo se quella smettesse di romperti le scatole. Le dediche sui CD doppiati (ora il processo è meno macchinoso rispetto a quello delle musicassette).

I pezzi sulla Smemoranda, trascrizioni e trascrizioni di canzoni per sentirle vere: Jim Morrison fisso più la fissa della settimana, le firme e le dediche, le cartoline e gli oggetti di varia natura scocciati sopra le pagine che non si chiudono più. Ma che scherzi? nel diario c'è tutta quella tensione romantica distruttiva pre emozionale accumulata in anni e anni di esposizioni selvagge ai miti descritti in precedenza.
La discoteca il pomeriggio, il fascino del “rompo le regole col primo drink”, il glitter ovunque (non si esce vivi dagli anni ’80, a meno che non li mischi con gli anni ‘90) e la pallida imitazione delle varie Jen, Joey, Kelly e Brenda. Ma soprattutto la DANCE, così forte che il tuo animo rock vacilla e vacilla sotto l’impetuoso battere delle casse pimpate. Incredibilmente, diventi una facile preda da rimorchio, non ti spieghi come, sarà il tuo look stratosferico o il semibuio alternato del localaccio del momento.

Il tuo primo cellulofono (altro che suonerie polifoniche) serve a scrivere 3 sms durante le vacanze con i tuoi: uno alla tua migliore amica, uno al tuo migliore amico (?) e uno a quello che vorresti fosse il tuo ragazzo. Ancora non sai che negli anni successivi probabilmente gli stessi sms saranno per le stesse tre persone a ruoli scambiati dal caso o dall’inutile sempiterno farsi del male nelle relazioni uomo-donna (ragazzino-ragazzina).
 I 18 anni, la patente, la gita di quinto, i primi concerti. L’estate è nell’aria brindiamo alla maturità, l’Europa è lontana, partiamo (tutti tranne te e Pilli), viva la libertà!

 Ognuno di questi fatti sono eventi che riempiono le tue aspettative, sono passi fondamentali della tua formazione, momenti che (non) passi col tuo amato o che passi a metà, perché ti ha fatto arrabbiare, perché ti ha ingannata, perché ti ha lasciato per un’altra, e viceversa. Il pensiero del futuro è roseo e subito diventa nero, e viceversa. Che ne sarà di noi dissemuccino con la zeppola. Per questo, preferisci andare in macchina, cantare a squarcia gola perché alla fin fine non sai chi è Alyssa Milano, ma la vita andrebbe meglio se avessi il suo top e i suoi jeans.
Vai e vai bene, perché alla radio c’è Vasco Rossi e ora è lui a guidare.

Vai, non ti fermare, ancora c’è tempo per farsi del male, nella speranza che non ci sia il blocco della stradale.

L'EDUCAZIONE EMOTIVA CLASSE '80-'85 (ovvero...ma Marco Masini alla fine portava sfiga, si o no?)

EPISODIO II

{L’infanzia che tramonta col Titanic}

A scuola iniziano le prime curiosità, le prime amicizie.Si consumano fra l’ora di ginnastica, la gita e il tragitto casa-scuola/scuola-casa. Scambiamoci le figurine, ti vuoi mettere con me? Metti la ics (Sì, No, Forse). In fila per due, mano nella mano, oddio m’ha preso la mano.

Se nel decennio precedente esisteva il picciolo della mela, negli anni ’90 sviluppi il metodo scientifico de “la carta della Brooklyn”: a te piace Andrea, ma nella parola Brooklyn non c’è la lettera A. Diciamo la stessa parola, flick o flock, ti fischiano le orecchie, chiedi alla tua vicina di banco un numero: 8. abcdefgh… noooo H, il metodo non fallisce mai, ma non conosco nessuno che si chiama con la H! Destino avverso, ma perché???

T’innamorerai,certo non di me(Masini c'aveva capito tutto, perché la sua bella voleva il suo trucido "bastardo", non certo lui, il povero sfigato piagnone!). Tieni il tempo, nord sud ovest est, gli amici del muretto e i quadernini. Giochi a nascondino, cerchi un luogo appartato con quello che ti piace, proprio lui, il più spericolato, il bulletto del quartiere, quello che a carnevale abbatte le imposizioni genitoriali (di dubbia utilità) delle solite maschere batman-indiano-principe azzurro-pagliaccio per travestirsi da punk (ormai gli anni novanta sono penetrati anche nelle coscienze). È grazie a lui che ti procuri la prima cicatrice (fisica), era certo che vi sareste fatti male su quel muro col filo spinato… eppure tu l’hai seguito, per dimostrare che sei ganza anche tu e che sei la “donna” giusta per lui. Ovviamente questa tipologia di ragazzino non si rende conto che esisti, senza cura nemmeno ti tratta per non indebolire la sua figura di leader (malattia che in alcuni casi si perpetua drammaticamente negli anni). Egli conosce la possibilità dell’avvicinamento impegnato eterosessuale, ma lo considera una cosa futura e da schiappe (come sopra).

Non ti dimenticare che nessuno può mettere Baby in un angolo. Richard Gere può renderti una principessa molto moderna ma che al contempo ha un qualcosa con sé di Cenerentola, non importa la tua estrazione sociale, non importa il tuo lavoro. Quindi fai ammenda dei tuoi sbagli e, guardando la cicatrice a mo’ di monito, cambi passo. Tom Cruise è un top gun [appunto] e carpe diem ti mette nell’ordine delle idee che anche tu avrai un professore come Robin Williams prima o poi. Frequenti le medie e con lo sviluppo fisico, arriva già la sindrome da sognatrice intellettuale: sai che sposerai Simon Le Bon la settimana successiva, lo tradirai con Nek, poi Robbie dei Take That scriverà per te un vero e proprio sonetto. Provi a cercare dentro di te un qualche talento musicale partecipando all’orchestra della scuola, ma non c’è trippa per gatti. Dovrai accontentarti solo di quella che sei per far colpo sul tipo che ti piace.

La musicassetta sempre inserita nello stereo nell’eventualità che la radio passi un grande pezzo dei Queen o l’ultimo singolo di Bono Vox, in the name of love! Ci metti due mesi per realizzare una compilation di tue canzoni preferite e poi hai due scelte: o la regali al ragazzetto coetaneo come segno di amicizia (colui che tu non caghi se ti caga, ma se non ti caga lui è la fine) o la doni in falso segno di modesta ammirazione a quello che ha 5 anni più di te e ha già la patente (come se potesse insegnarti a pomiciare). In sostanza, regali una cosa tanto cara nel tipico paradossale meccanismo pre-adolescenziale del “dono agli altri perché sono figa e altruista, ma in realtà lo faccio per affermare il mio ego strasmisurato, facendo finta di essere sibillina con l’oggetto del mio desiderio, ma in realtà ho la pretesa di avere una freccia illuminata sopra la testa con scritto "io sono qui”.

Cioè, coi poster dei Backstreet Boys, i servizi pieni di contenuti, i relativi trucchi in regalo sono i diretti derivati del petrolio, chissà quale allergia svilupperai. “Ti sei baciata con Luca?” “Se ti bacia con gli occhi chiusi vuol dire che ti ama davvero”. Che poi sta lingua dove va messa… è un po’ un mistero.
Poi la grande scelta: Dylan o Brandon? Dylan. Non hai dubbi, è lui l’uomo della tua vita. Ricco e ribelle, intelligenza sprecata, cattivo ragazzo e grande amante. Non finiscono mai le moto e le macchine con le sbandate sui binari della buona condotta. E ti convinci di essere Kelly[per molti e lunghi anni, NdS], anzi, inizi a tingerti i capelli[idem].

Siamo nel ’98 e accade qualcosa di sensazionale, qualcosa che ti cambia come niente ti ha cambiato prima: Leonardo Di Caprio. È il Titanic che ti traghetta verso la fase successiva dell’educazione emotiva. E mentre lo fa, ti educa, perché ti insegna ad amare, caro indimenticabile Jack Dawson!

__________________________________________________________*Potty*


A domani con l’ultima puntata della trilogia! 

L’EDUCAZIONE EMOTIVA CLASSE '80-'85 (ovvero: una lunga corsa a ostacoli... io ci saròòòò)

[ecco a voi, l'ispirazione primigenia, il motivo per cui siamo qui, una riflessione esistenziale e profondissimerrima sul perché le trentenni (e nei dintorni) di oggi abbiano una masochistica tendenza allo sfascio relazionale post-traumatico da stress. 
Da dove nasce questo problema sociale? Chi/che cosa ha favorito questa decadente inclinazione? 
Scopriamolo insieme, chiedendo ad una grande esperta del settore: Potty!]
*Snow*



Episodio I

{L'inizio con Mila&Shiro/Holly&Benjy, la deviazione su Kiss me Licia e l'approdo ai grandi classici Disney}


Non vai nemmeno alle elementari, ma già sogni un’importante carriera pallavolistica nella celebre nazionale giapponese (non importa se non sei alta, perché se sei determinata, sei comunque brava); che poi, vanno bene le olimpiadi a Seul, gli allenamenti massacranti, le infrazioni dell’eventuale codice del telefono azzurro da parte di Daimon, ma… SHIRO? Shiro ti fa innamorare con il suo personale alto e moro, poi gode per il resto degli anni ’80 del famoso beneficio dell’assenza fluttuante (i primi segni di quello che sarebbe stato un mattone fondamentale dell’educazione emotiva delle oggigiorno trentenni).

Patty tifa Holly sempre e comunque, ha deciso che lo deve adulare anche se il campione stesso non è questo leader nel campo dell’ormoneria, come invece lo è Mark Lenders (si riesce a intravedere persino la barba)[un minuto di silenzio per la celebre scomparsa della normalità, delle leggi della fisica e di ogni umana proporzione che il cartone animato in questione comportava]. Anzi, a dirla tutta, l’unico che conclude col fichifichi è quello malato di cuore. Insomma, mentre nella realtà fai la collezione degli accessori di Italia 90 e canti Notti Magiche della Nannini, nella tua testa, con questi semplici modelli maschili, inizi a credere già dalla tenera età nel destino avverso e nelle storie unilaterali con sfumature dolci-amicali.

Lady Oscar, tuo padre voleva un maschietto, ma ahimè sei nata tu (Grazie per l’apprezzamento). Per questo Maria Antonietta e Andrè sono un po’ interdetti. Lady o Oscar? bello/a, sveglio/a, bravo/a, coraggioso/a ma soprattutto nudo/a con André. André, nudo anche lui, con la benda sull’occhio, principe audace e idealista (quantomeno confuso). Pur superando la questione omosessuale, sei ormai persuasa, tu bambina, e pensi già che l’amore sia questo: corpi senza vesti, in un prato, con l’impeto da ribelli, sotto una coperta di capelli biondi e se non bastano, chiamiamo pure le parrucche di CandyCandy e Georgie, veri primi esempi di mignottelle senza bisogno di darla.

Con Kiss Me Licia, la questione si fa seria. Piena di solidarietà femminile, riesci a capire ancora oggi la gelosia verso Mirko the rocker, il pittoresco solista, l’istintivo ma dolce front man che ti ricopre di dediche. Il problema Bee Hive si fa serio, però, se inizi a guardare anche gli altri strumenti (indecisione tra l’omosessualità di Satomi e l’egocentrismo del chitarrista Tony). Qui è rintracciabile uno spaventoso spartiacque tipico degli anni ’80, fatto di frange e lacca, tinte e capelli lunghi, tradimenti e melodie. È così che inizi ad appassionarti alle storie d’amore altrui, pensando che la tua adolescenza (non ancora imminente) sarà proprio così, inclusa la presenza di un nuovo gatto, che ovviamente chiami Giuliano.

Con l’avvento della scrittura (sei andata finalmente alle elementari) l’attenzione cresce e riesci a seguire i primi film a cartone, così da entrare nel vivo dell’educazione emotiva. Se Ariel t’era piaciuta istantaneamente, con la maturità capisci che effettivamente la sirenetta era una smielata viziata perennemente insoddisfatta, così da non considerare più nemmeno le figurine dell’album che avevi voluto con tanto ardore. Arriva quindi la bestia di “La Bella e la Bestia”: un tormentato principe caduto in disgrazia (più che altro incriccato con questa storia dell’imparare a volersi bene e a volerne) che cambia per amore. È questa la tipica (distruttiva in realtà) toccasana per la classica sindrome della crocerossina: prima che cada l’ultimo petalo, sì, puoi essere ripagata di tutti gli sforzi e sì, puoi cambiare la natura di un uomo.

FINE EPISODIO 1
*Potty*
                                                                                                                                   
--->NEXT: EPISODIO2, stay tuned!